martedì 22 novembre 2011

FRENK SPACCA

Milano 13 settembre 2011. Il solito aperitivo ma stavolta veloce,
uno Straminer e via, una ventina di cipolline in agrodolce con minitranci di pizza e poi via in moto con l’alito che stende ogni insetto invadente.
Con Marcello e lo scooter da concerto ci fiondiamo a Villa Clerici che in piena periferia (Niguarda) di Milano è un fiore del 700 circondata da similpalazzi degli anni 70.
L’immortacci dei piani urbanistici e dell’urbanizzazione a tutti i costi.
Entriamo, camminiamo, guardiamo. Sentieri di ghiaia ci portano all’anfiteatro dove fra colonne con capitelli è montato il palco di Franco l’asceta.
E’ l’ultima data della tournee di Battiato e si vede.Parterre de roi.Marta Marzotto (omaggiata con dedica dal Maestro), il figlio di Marta Marzotto la fiancee del figlio di Marta Marzotto. Ci sono anche ex assessori vari, Rudy Zerbi e Nikki il DJ di Radio DJ noto per aver scritto “l’ ultimo bicchiere” brano cult dei tamarri che con i parrucconi giocavano ad imitare gli Europe.
C’è un capannello affianco al palco.C’è Franco mi faccio avanti. Guardo. C’è lui.E’ vero.
Entra, parte Up Patriot to Arms e sembra attuale. Il quartetto d’archi si mescola algruppo classico con chitarra basso,batteria piano e tastiere. Tutto funziona. Tutto è attuale e contemporaneo. Sono passati 30 anni da quando è uscita la canzone.
Franco, il Maestro, è sempre lui balla con ironia nella perfetta rappresentazione dell’imitazione della rockstar che non è mai voluto essere. Canta normalmente ma emana un’aura. Non so se la vedo solo io. L’aura. Ecco.
Il repertorio scorre,alcune canzoni vengono presentate con ironia. I sarcofaghi seduti nelle prime e costose file sorridono trattenuti dal lifting. I figli dei sarcofaghi seduti nelle prime e costose file, invece, violentano il Blackberry.
Arriva il suo grande capolavoro (secondo me) di mucica pop di questi tempi che è Shock in my Town.Vedere lui che in stile similkraftewerk si avvicina al secondo microfono e, filtrato dall’autotune, declama Velvet Underground è puro brivido.
Mentre il batterista tiene il tempo il maestro vaneggia di “shock addizionali”, di quello che siamo: insetti figli degli insetti,ecc ecc mentre l’autotune, metallicamente, esalta la coerenza vaneggiante del testo.
Insomma qui siamo in piena contemporaneità. Il pubblico apprezza e per me è il punto più alto del concerto.
Si arriva alla metà e alcuni esagitati si fanno sotto il palco naturalmente andiamo anche noi e con telecamere e Iphone assortiti riprendiamo la seconda parte.
Ecco stranezza d’ammuri (si scrive così?) e poi il gran finale compreso centro di gravità permanente, Cuccurucucù ecc ecc.
Noi siamo li, vediamo Franco. Tocca mani a destra e a manca, tocca anche la mia. Che faccio? Me la taglio e la metto in una teca di vetro?

Nessun commento: