domenica 29 novembre 2009

DEPECHE ON THE GO...




26 novembre 2009
Her Clearness non ce la fa e allora il vecchio e caro MarMerlo sceglie con me di saltare sula Mini per fiondarsi a Torino. Destinazione concerto dei Depeche
Il tachimetro ulula e grida vendetta, sfondiamo quota 170 ma il motore è generoso. A Torino ci ficchiamo in un dedalo di diagonals fino ad arrivare al Palaolimpico affianco allo stadio.Un nuovo palazzetto ove i reduci del rehab si esibiscono.
Salamella on the go nel tragitto parcheggio - venue e ci siamo. Sfondiamo furbescamente i controlli e arriviamo nel parterre.
C'è elettricità nell' aria e si sente.
Un quarto d'ora e entrano.
Gore ha un abito di lamè, Gahan saluta quasi timidamente.A San Siro quest'anno fece un grande inchino al pubblico, ma il concerto non fu un granchè. Speriamo bene oggi.
Partono con In Chains con Gore che penna la chitarra ritmando perfettamente mentre Christian Eigner, grande e possente batterista sembra li li per esplodere ogni tanto da qualche rullata ai tom ma suìi vede che può fare di pù e lo farà.
Sembra in forma Gahan, carico a molla. Il pubblico capisce e incita.
Parte poi Wrong col suo testo nichilista e con il contrasto perfetto fra il clangore delle tastiere ( Trent Rznor si gode la citazione) e l'esplosione percussiva di Eigner che si conferma veramente un batterista rock, chissà quanto ha imparato da John Bonham.
Il resto è una sequenza di canzoni perfetta da Question of Time a Stripped (bellisima) fino all'insulsa It's no Good che ancora una volta Christian Eigner riesce a dotare di di una carica strepitosa.
Pubblico in estasi e canzoni riarrangiate seguendo il gusto di oggi fino. Martin Gore si esibisce in due soli (l'ultimo è Home cantato a squarciagola da un pubblico che c'è e si vede) fino a che non arriva Never Let me don Again, vera ragione per cui mi sono fiondato a vederli per la seconda volta in un anno. La quinta volta nella mia vita.
Gahn alza le braccia, ordina il pubblico esegue.Le braccia oscillano a tempo e sono quelle di tutta la venue.
La magia si è ripetuta, parte Personal Jesus col suo riff mutuato dal blues del Delta e siamo tutti contenti e stanchi.
Si conferma la mia teoria espressa anche al mio amico Buzz che concorda: i Depeche non tengono lo stadio ma tengono i palazzetti e lo fanno molto bene.
Concerto strepitoso MarMerlo apprezza. E ora via a 170 in autostrada che domani si lavora...
Prossimo appuntamento: Alice in Chains il 2 dicembre

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