Venerdi corto in ufficio, frigo vuoto a casa, moto senza benzina ed io che voglio andare in piscina.
Alla fine mi faccio rapinare dal negozio di alimentari e dalle compagnie petrolifere e arrivo a casa con due sacchetti pieni appesi al manubrio dai quali mi cade un pomodoro subito raccolto e magnato da un cane bassotto che precede un padrone sorridente di Iphone dotato. La mia serata Bjork inizia così, però due ore in piscina riesco a trascorrerle e da li mi fiondo alla cavea dell' auditorium dove un bravo deejay suona ritmi liquidi e downtempo. La gente arriva alla spicciolata, io mi confondo fra loro e riesco ad intrufolarmi nella platea.Dieci metri in linea d'aria dal palco, con quattro passi lo tocco.
l'imbrunire ce la preannuncia, lights off e subito entra un caravan serraglio di musiciste (10) che a al ritmo dettato dai sinth soffia su corni,tromboni ed ottoni vari.Molto scenografico ma sopratutto una musica di una potenza inaudita.c'è la stessa energia dei Metallica direi.
Arriva Bjork, folletto, con un vestito che neanche se avessi messo insieme le confezioni di uova di pasqua che mi regalavano da piccolo sarei riuscito a confezionare.
Da vicino è rotondetta ed è pure scalza.
Dietro di lei si agitano due synthers e il batterista anticonformnista in possesso di un drumkit inedito e mai visto.C'è un direttore musicale del concerto, le macchine devono essere comandate.A bacchetta.
Il risulato è però stelalre il mix fiati sinth funziona e la voce di bjork cementa tutto passando da acuti striduli a toni flautati che a volte fanno da controcanto agli ottoni.
E' tutto dannatamente perfetto.Scorrono Hidden Place, Joga e poi una delle mie preferite Army of Me con quel loop che riprende uno sciame di mosche impazzito davanti al mile e con il batterista anticonformista che si agita a percuotere il suo drumkit inedito che sa tanto di metallo solidificato.
il suo rullante (elettronico) l'ho già sentito è quello di Manu Katchè, concerto di peter gabriele a Milano nel 1993 è solo un rullante più teso e asciutto.
Il pubblico gradisce, i laser disegnano geometrie variabili sul tetto di squame dell'auditorium e la sarabanada di ottoni continua.
Pausa, lei rientra e dice che suonerà una ballata.E' Declare Independence (declare indpendence, don't let them do taht to you) recita come un mantra e la marchin' band di ottoni si agita attorno a lei come tarantolata.
Intando siamo tutti sotto il palco invitati da lei .La mia macchina digitale scatta a manetta e si fotta la security, il brano prosegue con suoni industrial tesi che intrecciano il mantra, ma poi tutto finisce quando due cannoni lato palco sparano una pioggia di coriandoli.
tutti a casa.Uno dei concerti più beli che ho visto molto meglio di quando l'ho vista a Verona tre anni fa.
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