martedì 12 giugno 2007

HURRICANE WHO:THE KIDS ARE ALLRIGHT



Verona, 11 giugno

Non avrei mai pensato di vedere gli Who.
Di loro consco le canzoni più famose.
Parto da milano alle 17 e mi infilo in una autostrada piena di autovelox.Dopo più di due ore sono a Verona e mi fiondo al mc Donalds per un rapido spuntino.Sono quasi le 8 il concerto inizia alle 9.
Con una mano dò un morso al chicken premiere e con l'altra ingurgito patatine.Nella fretta ingoio anche un cubetto di ghiaccio.
Una leggerissima fitta allo stomaco mi ricorda che, forse, ho fatto in fretta a mangiare...
Esco e vedo che il cielo è minacciosamente ricoperto di una bella patina grigia.Non è smog.
Arrivo all'Arena e prendo posto.
Un onesto gruppo di ventenni con cepelli lunghi suona in stile seventies.
Alle 9.15 puntuali è il turno degli Who partono con Can't Explain, sembrano tonici.Daltrey usa il microfono come un lazo, Townshend appre dimesso. Dopo è la volta di , The Seeker,Fragment e di Who are You (sempre suggestiva).
Poi si scatena un forunale. Gocce da mezzo litro, lampi fiammeggianti, tuoni.
In fretta e furia gli Who ripiegano dietro il palco.Noi sotto le arcate dell'Arena.
Concerto interrotto per quasi un ora .Si riprende Daltrey tenta un acuto ma
non ce la fa e perde la voce. Townshend cerca di confortarlo ma tutti tornano
dietro le quinte.Esce Townshend, accenna ad un po' di scuse ma poi convinto
anche da Roberto de Luca dice al pubblico di aspettare.
E dopo 10 minuti ritornano tutti in scena con Daltrey che prova a cantare ma
non ce la fa.
Il peso del concerto ricade sulla voce di Townshend che si lancia in assoli di chitarra
devastanti.Suona alto, elettrico e in maniera divina, imperiosa,appassionata e autorevole.
Continua ad imperversare il fortunale ma il pubblico rimane e apprezza veramente.
Townshend può dare veramente lezioni a tutti, il suo modo "vecchio" di
suonare la chitarra è in realtà quanto di più frizzante abbiamo visto negli
ultimi tempi.E' veramente ispirato. Pete fa letteralmente mulinare le braccia sulla chitarra tirando fuori suoni ancora più forti.
ci sono una serie di rullate alla Keith Moon di un batterista indemoniato e perfettamente tempista ma all'altezza.Lui è Zak Starkey (sapete ddi chi è figlio? che si accoppia col megabassman: Pino Palladino, che ho già
visto con il John Mayer Trio.

Sugli spalti 50enni con figli, ma anche giovanissimi, Guido Bagatta,la
Casalegno con Omar Pedrini (che ci faceva? Era li per imparare ?)
Si chiude con Won't be fooled again, degna conclusione di un concerto che ci
mostra che gli eroi del rock ci sono ancora.
Un concerto vero, genuino, onesto.Alla fine Daltrey dichiara di volere tornare a Verona (You guys are wonderful dice sottovoce) Speriamo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

FABRIZIOOOOOOOOO!!!. Il mio supereroe musicale e le sue mirabolanti avventure!!!

Finalmente posso farne indigestione e non più affidarmi alle pillole del forum.

Complimenti per il blog, ora me lo leggo tutto.

Un accenno non-musicale, cito dal tuo post: «Una leggerissima fitta allo stomaco mi ricorda che, forse, ho fatto in fretta a mangiare...». Beh, la fitta allo stomaco ti avrebbe dovuto far piuttosto ricordare il luogo in cui hai scelto di pasteggiare...

GRANDE FABRIZIO!!!

CIAO!!!
rob (vielmi)