giovedì 7 giugno 2007

HO VISTO UN FENOMENO


Ho probabilmente visto il più bel concerto della mia vita da guardone live (che in 20 anni si è concretizzata in circa 120 concerti). All'Alcatraz i Nine Inch Nails hanno confermato ancor di più la loro fama di animali da palco. 20 giorni fa li ho visti anche a londra.Ma ora è tutta un altra cosa.
Sarà la scaletta (meglio costruita di quella del concerto di Londra che ho visto tre settimane prima ), sarà il pubblico assetato di rabbia (quella di Reznor) o chissà cosa ma il concerto è stato veramente un devasto.
Partono con Mr Self Destruct (da Downward Spiral, una sorpresa! ) e la chitarra che su disco è suonata da Adrian Belew è qui suonata da Alessandro Cortini. Subito si capisce come si mette la serata.Reznor stritola il microfono (avevo paura che si spappolasse) e il nostro Alessandro Cortini disegna traiettorie di sinth che si intrecciano con le sciabolate dell'axe man Aaron North. Allora diciamolo è Aaron North che ruba spazio a Reznor sul palco. Suona in tutte le posizioni (avete presente Pete "Birdman" Townsend?) salta si dimena e agita la testa, nessuno lo tiene a freno e vomita assoli lancinanti che si accompagnano ad una mimica facciale da estasi chimica, ma tant'è.
Fa un calddo bestiale, Reznor si lamenta e il pubblico non ce la fa a stare fermo . Faccio i confronti rispetto agli altri concerti della and già visti:
Londra 07: non si può paragonare, questo è al vertice delle preferenze
Barcellona 05:bello e coinvolgente ma non come questo
Milano 99: bello (per me era una novità) ma meno energico.
Si vede che Reznor è maturato musicalmente ma si è involuto nella sua presenza scenica (nel senso che è molto più aggressivo col pubblico).
In ogni caso esce fuori il rapporto di grande onestà che riesce a instaurare col pubblico (che ricambia) e le sue doti musicali che lo trasformano nel cerimoniere di un sabba musicale nel quale i musicisti sono i degni adepti e il pubblico un fedele seguace. Fra un batterista che sorprende (aveva quattro braccia?) e un grande bassista (quando era con Marylin Manson si chiamava Twiggy Ramirez) il concerto si avvia alla conclusione non senza l'ultima canzone (Head Like a Hole) dove ancora una volta Aaron North ci rende felici di essere li.Volteggia con la chitarra scalcia, sale sulle tastiere e tiene la nota saltando a terra e,poi, alza la chitarra per aria la sfascia per terra spaccandola in due.Rimane col manico in mano e con quello infilza l'amplificatore.
Mai vista una cosa così il pubblico è incredulo e sorpreso.
Mi viene da pensare che se un concerto ti coinvolge come una scopata allora questa è una delle migliori.

1 commento:

Anonimo ha detto...

un'altra volta insieme
un'altra devastante serata

Ricordo soltanto che quel giorno il cielo terso si è pian piano velato nel pomeriggio, quasi si fosse accorto che un'onta di "scuro" avrebbe macchiato l'aria. Si respirava elettro-dark, devo ammetterlo, e la crew che popolava l'Alcatraz sarebbe stata degna dei migliori gothic-movie della tradizione cinematografica normanna. Reznor ricordi quando siamo entrati? La tensione tra gli sguardi dei fedelissimi la potevamo toccare con facilità, ma per me, alla prima esperienza con Trent e soci, sembrava una location abbastanza desolata. Un aspetto dell'atmosfera mi ha colpito, però: chiunque avrebbe realizzato di trovarsi immerso nella quiete prima della tempesta.
Quando la band è entrata c'è stata l'onda d'urto. 200 mila decibel per centinaia di scalmanati che saltano, sudano e godono. Mi sono quasi eccitato, musicalmente parlando s'intende.
Sullo stage Trent mi ha sorpreso. Urla a squaciagola ma sempre cavalcando melodie intonate; scatti di pura energia all'interno di una personale danza d'equilibrio con il resto della band; esaltazione oserei dire mistica. E' stato addirittura coinvolgente ed educato per essere uno che passa per lo snob di turno che calcola poco e niente il pubblico e si limita ad un laconico "Thank u" a fine serata. E che dire del suo chitarrista!?!? Uno scalmanato che ha continuato a far ruotare note distorte e la sua stessa arma da fuoco, puntata sui fans; un saltellante uomo ben vestito (camicia chiara con risvolti gonfi, pantaloni scuri attillati e capello svolazzante ma curato) totalmente vittima del suo ego dalle proporzioni bibliche che lo ha spinto a rubare tutti gli occhi rivolti allo stage. C'era anche Ramirez, il bassista. Ne volete sapere una? Mai visto suonare la chitarra/basso con l'asta del microfono producendo un vortice di distorsione e ridondanza tale da scalfire la corazza di decibel indossata dalla melodia della chitarra.
Il concerto si manda di giù di colpo, come un chupito di rhum alla fine di una serata passata in un bar con degli stranieri vestiti da conoscenti. Lo show mi ha trascinato sotto, senza neanche fare dello stage-diving, mi ha mozzato il respiro e mi ha scaraventato nell'ombra. Sono tornato soltanto per shcivare le ultime sonorità a me estranee e tuffarmi in una "Head like a hole" schizzata in cielo dalla band che più mi ha impressionato quest'anno (considerando che sono reduce dalla deludente esperienza del jammin festival su cui tanto puntavo...la cosa può suonare come una sviolinata, eh eh)

Anyway, grazie ai NIN per averci regalato quest'impronta marchiata a fuoco nei nostri ricordi: un gran bel modo per celebrare il 1° aprile!