giovedì 26 novembre 2009

MUSICA E CRISI:LA CADUTA DEL MAINSTREAM DISCOGRAFICO


Quanto è cambiato il mercato musicale?
Quante volte la pirateria ha minato le entrate delle case discografiche?
Ma soprattutto: di cosa vivono gli artisti? Dato che le vendite di dischi sono drasticamente calate è possibile immaginare che case discografiche e artisti perseguano un nuovo modello di business?
A questa ed altre domande cercherò di rispondere con una serie di post in questo blog.
Certo è che per inquadrare la situazione sarebbe meglio partire dall’inizio. E cioè dal momento in cui l’industria discografica si è trovata a fronteggiare un calo delle vendite che ne ha seriamente minato l’esistenza e che ha prodotto come primo effetto una serie di fusioni fra grandi case discografiche e la scompars per incorporazione da parte di case discografico più grandi di etichette che hanno fatto la storia della musica leggera nel mondo.Dalla Motown (Stevie Wonder, Diana Ross ,Marvin Gaye), alla Sire (Talking Heads, Madonna), alla Island (Bob Marley U2, Grace Jones) alla Elektra (Eagles) fino alla Chrisalys (Billy Idol, Spandau Ballet).Tante altre potrebbero essere elencate anche in Italia.
Ma quale è stato l’elemento scatenante della crisi?
Ci fu un momento 7 - 8 anni fa che la banda larga cominciò a soppiantare il classico modem a 56 k.
Più banda più velocità, più velocità più dati e, soprattutto, più file scaricabili contemporaneamente.
Arrivò poi chi si invento il peer to peer un programma che si infilava nella memoria del PC e si appropriava dei contenuti condividendoli attraverso il web con altri computer sparsi per il mondo.
Da qui alla condivisione di file audio e video il passo fu brevissimo.
Ecco Napster. Bastava comprare l’ultimo CD scaricarlo sul computer e farselo “aspirare” dalla nostra memoria. In poco tempo tutti quelli collegati alla rete potevano avere il nostro CD. Gratis.
Ecco poi Kazaa e poi Gnutella e poi Limewire e poi E- Mule, sempre più sofisticati e sempre meno tracciabili.
Ecco i divieti imposti dalle case discografiche sobillate da artisti che avevano capito. Si, avevano capito solo che c’era qualcuno che poteva fare perdere loro vendite discografiche. Non avevano capito come arginare il fenomeno e, soprattutto,come reagire.
Memorabile fu la lotta messa in pedi dai Metallica contro Napster. Ricorsi, sequestri, citazioni in giudizio, campagne stampa ecc. Ecc. Risultato: il server di Napster spostato nell’isola di Man (dove non vige l’imputabilità per un reato tutto sommato nuovo: la pirateria informatica) e ,naturalmente, file musicali scaricati illegalmente più di prima.
Più si vietava e più si piratava più si piratava e meno si vendeva e, intanto, la tecnologia che aveva fatto passi da gigante permetteva chiunque di registrare dischi con poco rendendo, di fatto, gli studi di registrazione un puro accessorio utilizzato dalle star. Per costoro faceva fico dire che un disco di 10 tracce era stato registrato un 6 8 mesi di studio. Gli studi costano. E li pagano le case discografiche che poi naturalmente guadagnano sulle vendite del disco.
E se il disco non vende?
Vedremo nei prossimi post che succede se il disco non vende....

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