9 luglio 2010.E vai!Si parte per il neverending tour legato all’ennesimo concerto.
Questa volta la destinazione è Charleroi (Bruxelles), ma non sarà quella definitiva.
Sveglia alle 6, doccia e occhi pesti ci dirigiamo a Bergamo dove dopo avere parcheggiato nel fantozziano parcheggio low cost un pulman dalla frizione grattante ci porta all’aerostazione.
Il tempo di sedermi e decollare e sono già nel mondo dei sogni ma presto precipito in un dormiveglia inframezzato dagli annunci delle hostess piazziste che vogliono venderti qualsiasi minchiata e non ti lasciano in pace.Un fulmine le becchi (ma non quando sono io in aereo però).
Charleroi, ritiriamo la macchina meno costosa che c’è ( e si vede) che è una 500. Mordiamo la strada il motore emette ruggiti gutturali e io cerco sempre la sesta marcia che non c’è. Fanculo gli autovelox. Dove andiamo? A Lilla. Che c’è a Lilla? Una cippa. A Lilla non c’è una cippa e ci serve solo per base dove dormire perché invece andiamo ad Arras un borgo micamale dove in un grande parco c’è un concerto.
E chi suona? Suona Prince, l’artista con il quale her clearness è cresciuta. Il suo artista di riferimento, il maggiore azionista di quel suo asset (ma ce ne sono degli altri…) che si chiama cultura musicale.
A me Prince è sempre piaciuto. Mi è sempre piaciuta la sua carica selvaggia a mix fra Jimi Hendrix, Sly Stone e James Brown ma certo non posso dire che è il mio preferito. Una cosa è certa è un’artista straordinario e fra i primi 5 performer al mondo. Much respect.
Arras è un bel borgo con castello medioevale dotato di un parco strepitoso. Nel parco c’è il palco.
Ovviamente abbiamo preso i biglietti più costosi acquistati con un mutuo a tasso variabile ma dotato di cap rate. Questo ci da diritto di vedere il palco e gli artisti a 5 metri in linea d’aria.
Naturalmente avremo modo di rimirare anche le calzature di Prince di pura fattura italiana e pura elaborazione lillipuziana. Hanno una zeppa di 12 centimetri…
Arriviamo che l’esibizione del primo gruppo spalla (Mint Condition ) è quasi finita ma ne ammiriamo la consistenza. Un gruppo di negroni vestiti di bianco che si agitano e pestano come fabbri sugli strumenti. Sembrano i Roots ripuliti ma molto più funky.
Dopo di loro entrano in scena come una banda di paese Larry Carlton e i Central Station.
Carlton è l’ex bassista di Sly Stone, suona con uno strano basso al quale è attaccato un microfono.
Anche lui è uno che pesta molto e fa divertire il pubblico. E’ dotato (cosi come i suoi) di uno strano abbigliamento fatto di pantaloni larghi e giacca oversize (se fossimo negli anni 50 si chiamerebbe Zoot Style).
Il pubblico apprezza e alla fine di Carlton ecco al volo Mister Mineapolis. Entra e spacca subito partendo con Let’s go Crazy da sette minuti che subito si fonde con una 1999 altrettanto lunga (sempre strepitoso il loop di tastiere). Ci vuole poco a farsi coinvolgere è veramente bravo e il suo gruppo anche se ridotto come numero di musicisti (molto meglio quello visto a Londra tre anni fa e recensito su questo blog) è molto affiatato.
Spicca su tutte una batterista (una costante nei gruppi di Prince, da Sheila E in poi) che spacca le pelli come un vero batterista funk.
Tutta la sua esibizione è pura adrenalina, una jam session continua dove fa suonare sia i membri dei gruppi spalla sia i suoi musicisti nel ruolo di virtuosi dello strumento.
Entertainer magnifico Prince magnetizza il pubblico (Show your love for me” urla) e l’intero parco si Arras è dalla sua parte.
Naturalmente nessuno può sapere esattamente la scaletta di un suo concerto, le sue canzoni si mischiano a quelle di altri gruppi o artisti (vedi il medley con le Freak c’est Chic) e, soprattutto sono totalmente inaspettate.
La jam selvaggia continua per 40 minuti fino a che finalmente tutto si calma e il Nostro esegue una calma Nothing Compares To You. Tutti ci calmiamo ma non per molto tempo perché arriva il riff di Kiss che, come su disco, è cantata in falsetto. Ci sembra di essere tornati indietro di 25 anni.
Va avanti per un’ora il Nostro. Poi c’è una pausa di 5 minuti e poi via per un’altra ora filata dove, fra l’altro, esegue al piano una calma Purple Rain che si chiude con un assolo piamente hendrixiano.
Di nuovo pausa dopo un'altra ora e poi via per un’ altra mezz’ora. In totale fanno più di due ore e mezzo di musica. Niente male per un signorino di 55 anni…
1 commento:
Buongiorno Fabrizio,
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