lunedì 3 settembre 2007

BOLOGNA: FESTA DELL'UNITA'. FRA SALAMELLE E MAZURKE ECCO I TOOL E I NIN


2 settembre 07.Partiamo alle 4 da Milano io e il collega ex culturista Fabio Matrix che, col passare del tempo, scopro sempre più metallaro alternativo e, pericoloso...
L'autostrada scorre via veloce e dopo una sosta tecnica e un gelato all'autogrill arriviamo subito alla location e, sorpresa! E' la festa dell'Unità!!
Salamelle arrosto, kebab, Emergency e Mani Tese mazurke e lamabade. Scopriamo un mondo, quello delle feste dell'Unità in Emilia, divertente e giocoso.
Fra panini, bicchieri di rosso quello pastoso e churrrascarie argentine con carne in bella vista ci facciamo largo fra una moltitudine di famglie, palloncini che fuggono a bimbi piangenti e, certi donnoni di felliniana memoria, che immaginiamo a tranci venduti in macelleria.Ma tant'è.Arrviamo nell'arena che è una sorta di catino semicircolare con una collinetta che fronteggia il palco.La mia maglietta gialla dei NIN è l'unica e si vede. Le altre sono nere.Mi fermano per i complimenti.
Aspettiamo.
Entrano i Maximo Park. Set onesto, ce la mettono tutta per coinvolgere il pubblico e un pò ci riescono. Bravi.Cambio di palco rapido (mezz'ora) e preceduti da una batteria doppia cassa che lo farebbe tirare anche a un neofita ecco I Tool.Si comincia a ragionare.
Maynard James Keenan canta, al solito, nella penombra affianco alla batteria.Il drummer macina ritmo preciso e possente, la chitarra tratteggia cerchi sonici concentrici che si allargano fino a diventare delle ellissi dalla grande area.
I Tool sono veramente bravi è la seconda volta che li vedo e pur non essendo un appassionato devo riconoscere che non appartengono al solito circo del cazzo di esaltati delle chitarre a massimo volume.Hanno stoffa e cultura.E si vede.
Fine, cambio palco in mezz'ora il set è pronto.Entra Cortini, Freeze si regola lo sgabello entra North, Jeordie e poi Trent.
Il pubblico si accalca.Siamo in mezzo ma sul lato. Appaiono tonici. Reznor sembra più simpatico e interattivo del solito.Aaron North piroetta, si rivolta come un tarantolato con la sua chiatarra brandendola e tirando fuori suoni distorti che si esaltano quando la chitarra è in aria.
Aaron North si esalta con Terrible Lie e il suo assolo devo dirlo è inferiore e quello di Milano.Pazienza.
C'è molta più elettronica in questo concerto.C'è un intermezzo dove Reznor,Cortini e North si piazzano di fronte al palco nascosti da una gabbia luminosa e lo fanno con tre sintetizzatori.Io so da dove hanno copiato.Il loro modo di disporsi sul palco è quello dei Ktaftwerk si agitano solo un pò di più.
Un pò il pubblico è spaesato. Anch'io ma quando si torna a Wish l'esaltazione riprende.North vola, salta, piroetta e finalmente, SI BUTTA SUL PUBBLICO!!! Bravissimo, era quello che aspettavamo perfetta estetica rock and roll.
Pausa. Trent presenta Alessandro Cortini (italiano de Roma) Ovazione.Reznor parla, Alessandro traduce.
GRAZIE PER ESSERE QUI
CI SPIACE NON ESSERE VENUTI PIU SPESSO NEL VOSTRO PAESE
VAFFANCULO ALLE CASE DISCOGRAFICHE
REGISTRATE PURE I MIEI CONCERTI E REGALATE LA MIA MUSICA COPIATELA E FATELA GIRARE
TORNATE E NOSTRI CONCERTI.
Siamo d'accordo su tutto.
E' quasi la fine parte the Hand That Feeds Aaron si agita e molto.finisce.Ecco Head Like a Hole.Col sincrono di tastiera e basso vola la prima asta del microfono. Aaaron la rimette in piedi.Ci fa scivolare il manico della chitarra come un rapido cunnilingus.Suono distorto.Calcio.L'asta rivola per aria.E' il solito sabba già visto ma è inutile.Mi esalta.si vede che sono veri che interpretano alla perfezione il ruolo del vero rocker:violenza e musica onesta.E' tutto bello. si va verso la fine del brano.
North si mette sotto la cassa a lato palco alza la chitarra come un trofeo.Speriamo che la spacchi, speriamo che la spacchi.
Ci prova ma senza convinzione.Fine della canzone volano altre due aste del microfono.Con un calcio Reznor fa volare una bottiglia d'acqua sul pubblico.Sipario.
Riescono, parte Hurt con Reznor al piano.La canzone è sempre stata bella.Si vede che ha studiato al conservatorio.
E' finita veramente.
Quest'anno ho visto tre volte i NIN ed è stato sempre molto bello.Speciale.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

NIN 07 PT 2 - I WAS THERE
Ancora una volta sotto un palco. Ancora una volta i NIN, la mia seconda scelta in tema di dark, cross-progressive&alternative rock. Stavolta, però, trasfertone on the road di fine estate: temperatura a MI alla partenza di 29°, temperatura sul prato dell'Arena Parco-Nord di BO di 24°. Si parte smanicati tra punkabbestia e darkettoni/e (le mie preferite, soprattutto nel vestiario) per poi spostarci verso una più consona maglia a maniche lunghe nella tiepidamente frenetica serata della doppia performance TOOL/NIN.
Dei primi non so praticamente nulla.
I secondi mi affascinano da Aprile, primo nostro incontro all'Alcatraz (ti ricordi che macello, Reznor?!?!?).
Il nauseante ma gradevole olezzo della carne arrostita, mixata con patatine fritte, birra e sudore non riesce a distrarmi più di tanto mentre ce ne stiamo stravaccati sulla collina alle nostre spalle (sì, sono io quello della foto): VOGLIO VEDERE I NIN , SUBITO!!!!!
Ma prima ci sono i Tool; i loro fan li idolatrano ed io mi domando perchè. Poi mi passa. Già già, mi passa appena inizia lo show: luci psichedeliche, un sound possente ma definito, le urla accennate del frontman (che non se ne sta neanche di fronte, però) e tanta atmosfera di percezione. Da quello che mi è rimasto nella testa, ricordo che i Tool non vanno semplicemente ascoltati, ma percepiti, annusati con gli occhi, toccati con l'immaginazione. Vado quasi in shock d'estasi, come tutti del resto. Solo che la maggior parte dei fan sono fuori non per la musica, io sì. E' un sound che dapprima ti colpisce con un'onda d'urto che tutto avvolge. Poi ti resta attorno per ammaliarti (mi viene in mente Mesmerize dei SOAD). Le melodie distorte meriterebbero un terzo accesso auditivo per essere comprese appieno: dovremmo traforarci il cranio e concedere alla mente di essere toccata direttamente da un dolce ma robusto soffio di malinconia e rabbia. Dopo le prime tre canzoni si va in estasi e ci si resta fino a che si viene distratti da un affascinante gioco di laser verdi proiettai in aria, sopra noi tutti.
La follia tarantolata della gente finisce, i Tool lasciano, noi restiamo, un pò stravolti.
Ora basta!! Torniamo alla realtà, dove sono i NIN?!?!?!?!?!?!?!?! Io non sto più nella pelle..
Ci chiediamo quale sia la scaletta del momento, io e Reznor al mio fianco...resteremo storditi come l'ultima volta?? Io mi auguro, anzi no....IO VOGLIO: Terrible Lie, Wish, Hole like a head ed i porci, naturalmente! La performance di Bologna, però, è molto diversa da Milano, strutturalmente parlando. Niente attacco massiccio di gruppo per sfondare la barriera iniziale tra band e audience: si parte uno alla volta con un pezzo abbastanza elettronico. Niente fango di Woodstock, nè camiciole con risvolti Bohemiéné: hanno tutti la cravatta. Si respirerà ben presto un'atmosfera di elettronica purezza, con megatraversate oceaniche nei meandri della distorsione a cinque corde
accompagnate da un concreto e perenne bombardamento del sintetizzatore. E' lui il collante
della serata, non le chitarre a palla di MI..ma io questo lo scopro di traccia in traccia. Dovrei rimanere deluso, ma in realtà la coltre di fumo artificiale che da lì in poi fa annegare gli artisti mi rende cieco a qualsiasi amarezza; lo show è coinvolgente, le coreografie immaginifiche e la platea delle grandi occasioni. Non posso che pensare ai 50 euro meglio spesi da quando frequento i festival. On stage poi le attese vengono ripagate da assoli di chitarra al limite della decenza, oserei dire pornografici per quanto osino. Trent ringhia, corre, lancia e scalcia: non lo tiene neanche il chitarrista che, quanto a folli piroette, sguazza nell'oro. Sento l'adrenalina immergersi gracchiando nelle mie arterie. Non resta che godersi le due ultime sorprese del concerto: la track-list della colonna sonora de Il Corvo (Dead Souls) che mi trascina verso lidi ormai dimenticati della mia adolescenza facendomi cantare a squarciagola come un esaltato; un rientro finale di Trent per eseguire Hurt davanti alla grata illuminata di pioggia luccicante, con annessi accendini nel buio della platea e sospiri sommessi dei più romantici. Godiamo di pienezza, appagati dai nostri (idoli) e cullati dalla musica.
Niente ripensamenti nè tentenamenti: tempo 10-13 minuti e siamo fuori dall'Arena diretti al parcheggio - ci vorranno poco meno di 2 ore per ricondurci a casa - ma l'oscurità dell'autostrada ci guiderà tranquilli senza avvolgerci nell'oblio.
Chissà, però, quando mi sarà concesso di rivedere i NIN ancora una volta!?!

Anonimo ha detto...

I NIN vanno in tournee negli USA ora.
secondo me prima di due anni non pubblicheranno alcun disco.
Troppa produzione negli ultimi tempi...